Durante l’ultima edizione di Ecomondo, Sartori Ambiente si è fatto promotore del convegno “Pannolini problema o risorsa? Raccolta e riciclo, soluzioni ed esperienze a confronto”. Il convegno serviva per fare il punto su una frazione – quella dei prodotti assorbenti per la persona – che costituisce circa il 3% dei rifiuti urbani e che ad oggi ha due vie di smaltimento: la discarica o l’inceneritore.
La buona notizia è che in Italia ci sono comuni virtuosi come Catanzaro e Bari che hanno iniziato a differenziare i pannolini e gli assorbenti dal secco residuo, dove di solito vengono conferiti. “Questo non perché vadano in un impianto per il trattamento specifico, ma perché permettono una raccolta puntuale con conseguente tariffa precisa e permette alle persone di liberarsi dell’ingombro di stoccare in casa il materiale”.
A spiegare le potenzialità e le criticità di questo elemento nella raccolta dei rifiuti è Luca Torresan, responsabile commerciale di Sartori Ambiente. La sua azienda ha iniziato a produrre contenitori dagli scarti di produzione dei pannolini e ha creato prodotti certificati Plastica Seconda Vita per la raccolta specifica di questi rifiuti.
I primi sono i contenitori Stelo 7, pensati per la frazione organica dei rifiuti domestici. Debitamente areato, permette la limitazione degli odori generati dalla fermentazione anaerobica. I contenitori che Sartori Ambiente suggerisce per la raccolta differenziata dei prodotti assorbenti sono anche i contenitori Urba 20 litri e 40 litri: entrambi certificati con il marchio Plastica Seconda Vita, pratici da usare, stoccare e pulire.
Dato che Sartori Ambiente ha inserito il materiale riciclato nel 90% dei suoi prodotti, è una delle aziende che sta ottenendo maggiori riscontri dall’applicazione del GPP da parte delle pubbliche amministrazioni. Inoltre, anche se non certificato Plastica Seconda Vita, attraverso Altares, azienda del gruppo, ha immesso sul mercato la stazione di conferimento ArcoPOINT.
“Si tratta di una soluzione alternativa al porta a porta per la raccolta dei pannolini – spiega Torresan -. In queste stazioni si può conferire la propria frazione differenziata, identificandosi con la tessera sanitaria. ArcoPOINT si attiverà per raccogliere pannolini e assorbenti solo se l’utente avrà fatto formale richiesta al comune”.
“La criticità per la raccolta e stoccaggio di questa frazione dei rifiuti urbani è l’odore,” spiega Torresan. Poi ci sono le criticità del riciclo. L’Italia si è dimostrata un Paese molto sensibile a questo problema, inaugurando il primo impianto in grado di riciclare il 100% dei materiali che concorrono a creare un pannolino, trasformandoli in plastica e cellulosa.
Lo stabilimento di Fater e Contarina si trova a Lovadina di Spresiano (Treviso), ma è ancora in fase di test: si prevede l’entrata in attività grazie al decreto end of waste. Questo documento stabilirà a quali condizioni un materiale smette di essere rifiuto e renderà operativo l’impianto di Fater e Contarina per il riciclo dei prodotti assorbenti.
Inaugurato da poco, questo stabilimento potrebbe smaltire fino a 10mila tonnellate l’anno di pannolini usati, ricavando da una tonnellata di prodotti assorbenti 300 kg di materia cui dare una seconda vita tra cellulosa e polimeri. Questo risultato permetterebbe di risparmiare circa 400 chili di emissioni di CO2 ogni 1.000 kg trattati. A tutt’oggi però manca l’autorizzazione necessaria in quanto il materiale prodotto dal recupero viene ancora classificato come “rifiuto” e quindi non commercializzabile.
Contarina, che ospita l’impianto di Fater, si è dato come obiettivo per il 2022 il raggiungimento del 92% di raccolta differenziata. “Se si riesce a recuperare alcuni prodotti o a sostituirli con materiali compostabili, l’obiettivo è raggiungibile, – sottolinea Torresan, che aggiunge – Ci sono molti comuni anche grandi che hanno manifestato l’interesse a ospitare un impianto come quello di Fater. Spero solo che nel momento in cui sarà a regime, sia sostenibile sia a livello economico che ambientale”.
Pannolini e assorbenti rappresentano una preoccupazione concreta, ma la tecnologia è già al lavoro, in corsa contro il tempo, per trasformare anche questa frazione da rifiuto a risorsa.