Costruire delle case per i rifugiati grazie al recupero dei rifiuti di plastica presenti nei fiumi, prima che arrivino in mare. È stata infatti inviata in Grecia, nelle zone dove sono alloggiati i rifugiati, la casetta prototipo esposta a Rimini all’interno dei padiglioni di Ecomondo. L’idea è venuta a Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi in plastica. “Un anno fa all’Università di Lipsia – racconta il presidente di Corepla Antonello Ciotti – abbiamo assistito a una presentazione dove è emerso che tra l’80 e il 90% dei rifiuti presenti nei mari arrivano da 10 fiumi, nessuno di questi europeo. Così, assieme al progetto belga chiamato WFO (sigla inglese per Waste Free Ocean, oceani liberi dai rifiuti) abbiamo pensato di applicarlo anche all’Italia prendendo il Po, che assieme ai suoi affluenti serve il 40% della popolazione italiana”.
Raccogliere la plastica prima che arrivi in mare infatti, evita che subisca ulteriori processi chimici che la trasformano in un rifiuto speciale molto più difficile da trattare. Così il Corepla assieme in particolare al Comune di Ferrara e all’Autorità di bacino del Po ha posizionato delle dighe galleggianti a ponte Lagoscuro ha iniziato a raccogliere la plastica. “Con sorpresa – spiega il presidente Corepla Ciotti – abbiamo raccolto il 10% di quanto ci aspettavamo, a riprova che la popolazione italiana è attenta”. Dalla raccolta alla lavorazione, grazie all’idea sviluppata da una azienda inglese, la Storm Board che trasforma i rifiuti plastici raccolti in pannelli modulari di plastica riciclata e utilizzabili per costruire le casette o anche mobili e altre realizzazioni. “Sono costruzioni riciclabili a loro volta – illustra l’ingegnere Nick Stillwell – fino a 10 volte e ottenibili dalla plastica raccolta dai fiumi, ma anche dalla terraferma”. I primi prototipi sono stati realizzati nel 2011 e al momento hanno una resistenza stimata in 10 anni prima di venire nuovamente riciclati.