Secondo una ricerca del Laboratorio manifattura digitale del dipartimento di scienze economiche e aziendali dell’Università di Padova, il 52% delle imprese che stanno investendo nell’economia circo
lare hanno registrato un aumento dell’occupazione, reclutando nuove figure professionali e aggiornando le risorse interne.
I dati, presentati durante l’EcoForum 2018, sono stati ottenuti da un’indagine sulle opportunità di business e innovazione dell’economia circolare e l’industria 4.0 di 231 aziende. Le ragioni che spingono le aziende verso questo modello economico sono di natura etica e di responsabilità sociale d’impresa (89,6%), oppure sono legate al mercato (aumento del valore del prodotto offerto, 81,2%); mentre il principale beneficio conseguito è legato al miglioramento della reputazione aziendale (86,6%).
I benefici che derivano da questa scelta sono principalmente rivolti al miglioramento della brand reputation, poiché l’economica circolare offre anche l’opportunità di ripensare il modo di operare nel mercato, avviando una gestione delle risorse efficiente e attuando nuovi modelli di business.
L’imprenditore che opera nell’economia circolare è una figura ben diversa da quella classica. Crea delle sinergie volte alla ricerca e sviluppo di tecnologie innovative. Il nuovo imprenditore inoltre, crea lavoro e nuove professionalità, anche se spesso si scontra con la criticità economica e normativa. Queste aziende inoltre investono in marketing e rinnovo dei prodotti.
Chi decide di adottare l’economia circolare nella propria impresa investe e lo fa per l’80% con il proprio capitale. Il restante 20% arriva dalla collaborazione con fornitori di materiali ma anche centri di ricerca pubblici e privati.
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, dichiara che l’economia circolare in Italia è una realtà già in diversi territori, ma per far decollare il modello è necessario incentivare l’eliminazione di ostacoli burocratici e non tecnologici che sono ancora presenti nel Paese.