IPPR – Istituto per la Promozione della Plastiche da Riciclo – confuta con fermezza le conclusioni tratte dal report del Center for Climate Integrity americano, prontamente ripreso dalle principali testa italiane, secondo il quale il riciclo degli imballaggi di plastica sarebbe inutile, dannoso, anzi una frode.
Inutile dire che queste affermazioni hanno sollevato una gran numero di reazioni e di proteste non solo da parte dell’industria della plastica. IPPR precisa innanzitutto che occorre distinguere fra Stati Uniti, Europa e soprattutto Italia. Infatti l’Europa fonda gran parte delle proprie politiche relative ai rifiuti ed allo sviluppo industriale sull’economia circolare, in un’ottica di uso efficiente delle risorse e di riduzione dei rifiuti, e l’Italia, che ricordiamo è povera di materie prime, da questo punto di vista è particolarmente virtuosa. Il report sostiene che la gran parte della plastica non sia riciclabile, ma al contrario in Italia il riciclo è una realtà così consolidata che da diversi decenni abbiamo norme tecniche (UNI-UNIPLAST) riguardanti numerosi polimeri riciclati per una molteplicità di applicazioni.
Ci siamo dotati di un sistema finalizzato al riciclo dal 1997, supportato da una capillare organizzazione per la raccolta dei rifiuti plastici grazie agli accordi ANCI CONAI come dimostrano i report di ISPRA dai quali risulta che la raccolta della plastica in Italia supera il 96% nel 2022. E del resto i dati ufficiali di Corepla ci dicono che nel 2022 abbiamo riciclato oltre il 55% degli imballaggi immessi a consumo. Si può fare di più e meglio? Certamente e l’impegno del sistema consortile va in quella direzione dimostrando che i numeri sono in costante crescita. Non conosciamo nei dettagli la realtà americana, ma il fatto che la dichiarata missione di Center for Climate Integrity sia avversare l’industria petrolchimica americana solleva più di qualche dubbio sull’imparzialità e sulla reale finalità di questo report.
La plastica la ricicliamo e poi? La usiamo!
È risaputo che l’Italia è leader in Europa per il riciclo degli imballaggi e per l’utilizzo di polimeri riciclati per produrre nuovi oggetti. I dati pubblicati da IPPR relativi al 2022 parlano da soli:
- 1,327 milioni di tonnellate di polimeri riciclati sono stati utilizzati per produrre nuovi oggetti
- Il 22% di tutta la plastica utilizzata è costituita da polimeri riciclati
- Più di 9000 prodotti sono certificati Plastica Seconda Vita
- L’utilizzo di plastica vergine è in continua flessione; -6% nel 2023
Molti studi smentiscono il report del Center for Climate Integrity
I dati che contraddicono il report di Center for Climate Integrity sono numerosi, come ad esempio lo studio del prestigioso Imperial College che recentemente ha messo a confronto 70 analisi del ciclo di vita di prodotti alternativi alla plastica e ha concluso che la plastica può fornire le emissioni di carbonio più basse tra i materiali disponibili, a condizione che sia riciclata correttamente.
Peraltro il WWF, che non può essere sicuramente considerato sostenitore della plastica, ha dichiarato alla testata “Economia Circolare” che affermare che il riciclo della plastica è una ‘frode’ non è corretto e che l’economia circolare è la soluzione su cui puntare perché si fonda sulla gestione efficiente delle risorse e la riduzione dei rifiuti e dell’inquinamento.
Anche Chris DeArmitt, autore di The Plastics Paradox e profondo conoscitore del contesto americano ci tiene a ribadire che “numerosi studi sul ciclo di vita dimostrano costantemente che l’uso della plastica comporta un minore impiego di materiali, meno rifiuti, meno gas serra, meno uso di combustibili fossili e un minore impatto totale. Attaccare la nostra opzione più ecologica non è certo nell’interesse del pubblico o del clima che il Center for Climate Integrity sostiene di avere a cuore”.
IPPR, l’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo
nato per volontà di Unionplast, Plasticseurope Italia e Corepla, ha l’obiettivo di favorire l’incontro tra domanda e offerta nell’ambito delle plastiche da riciclo, sia tra aziende private sia tra aziende e Pubblica Amministrazione. Lo fa dal 2004, quando di economia circolare ancora non si parlava.
IPPR ha sviluppato un’expertise di assoluto livello in Italia e in Europa che le consente di certificare con il marchio “Plastica Seconda Vita” i materiali e i manufatti ottenuti dalla valorizzazione dei rifiuti plastici. Ad oggi sono poco meno di 8.000 i prodotti certificati da IPPR